03 giugno 2011

Una divagazione a margine della Battaglia di San Romano

Capita a volte di osservare un quadro, uno di quei bei quadri di massa di una volta, ad esempio La battaglia di San Romano, e di perdersi a fissare non già i cavalieri in prima fila, e i loro cavalli rampanti o già sventrati, ma i fanti e i balestrieri lontani sullo sfondo e i cavalieri in terza e quarta fila, e di domandarsi chi siano o chi fossero costoro, e voler sapere di più delle loro storie e delle loro vite. Ma non si può; quei personaggi sono assegnati allo sfondo, e là restano.
Allo stesso modo esistono vite a cui non abbiamo accesso, e che tuttavia ci interessano per il breve momento in cui possiamo osservarle; poi scorriamo via, la folla ci allontana dal quadro, per così dire, e perdiamo di vista per sempre quelle persone che non sono dipinte e che vivono davvero, ma che vivono in un piano che non intersecherà più il nostro.
Per esempio capita che una sera di fine maggio uno venga invitato a una festa universitaria da una ragazza conosciuta da poco, che non ha ancora chiarito che genere d'interesse nutra verso quel giovane maschio. In ogni caso, per convenienza e per rispetto, quel giovane si sentirà, quella sera, legato in qualche maniera a colei che l'ha invitato, e non degnerà del giusto genere di attenzioni l'amica bionda di lei, che forse studia filosofia e che di certo ha i capelli corti corti e una canottiera appena pizzicata da un seno da ragazzina. Più tardi verrà fuori che quell'altra donna, quella dell'invito, non pensa ad altri che a un russo che la tratta male, oppure non succederà niente di simile e le cose evolveranno in tutt'altra maniera; di sicuro, però, la ragazza bionda non esiste più, è sparita all'orizzonte dietro le fitte lance dei primi cavalieri, e al giovane non resterà che un solo ricordo, il ricordo di un momento - lei che lo accarezza sulla guancia - e un rimpianto innaturalmente lungo.
A volte si prova a lanciare una corda dentro il quadro, come per afferrare la figura che sta già allontanandosi e per riportarla alla propria realtà: ma il più delle volte non basta, non funziona. Il più delle volte il ragazzo alto e sorridente, mentre dice "Mi piacerebbe rivederti" e ascolta "Ma sì, ci teniamo in contatto", sa già che non rivedrà e non risentirà la ragazza dalla pelle scura e dagli occhi neri e stanchi. Lei è già su un treno, e a dividerli per sempre sono un accento diverso, una preoccupazione nascosta, troppe parole non dette, troppe storie sconosciute.
Esistono d'altra parte quadri grandi, tratteggiati con perizia, in cui quelle donne sono personaggi centrali, in cui appare ogni dettaglio della loro vicenda umana, ogni minuzia è presente; ma quel ragazzo non li vedrà mai. E i rimpianti che gli restano in bocca diranno questo, a quel giovane maschio, se avrà la correttezza di esaminarli: che il desiderio sessuale e l'invaghimento portano con sé non solo le voglie più calde, quelle con le mani e la bocca piene di carne, ma guidano anche a una curiosità ficcante, a una necessità di conoscenza vera e profonda che poche altre virtù umane sanno suscitare.

categorie: ,

visite dal 24 ottobre 2006