18 gennaio 2010

Maturità di un popolo

Il sole subtropicale illumina un popolo al gran completo e, forse stupito, lo osserva rumoreggiare sotto le finestre del dittatore (c'è anche Andoni, il fornaio basco, che aveva detto che non sarebbe venuto). Fin dalle primissime ore della mattina, la vasta spianata delimitata dai busti marmorei dei Grandi della Nazione è piena degli slogan e dei canti dei cittadini. Stimolata dalle migliori menti del paese e dai loro articoli lucidi e coraggiosi, la folla chiede finalmente libere erezioni. La nazione è matura e intende rinunciare alla tutela di un solo uomo: decidere del proprio destino è ciò che compete all'uomo libero, ed è la libera erezione la forma principe di manifestazione della propria volontà.
Finalmente al balcone compare il dittatore-padre, vestito di una bianca uniforme su cui ha gettato un giaccone blu con alamari di corno, perché il sole non ha ancora riscaldato la mattina: il dittatore ha ascoltato le parole del proprio popolo, e lo ama e lo ringrazia con le lacrime agli occhi per essersi presentato alla sua umile dimora. Ma non può concedere ciò che gli viene chiesto: le erezioni sono un peso e una responsabilità troppo grandi per quel popolo così amato, le erezioni ingenerano aspettative, le erezioni indicano una linea che poi è facile tradire, fissano un termine cui non sempre si giunge. Io sono la vostra erezione, dice il dittatore, lasciate a me questo gravoso compito, a me che l'ho sempre portato a termine con la vostra più totale soddisfazione. Non è forse così?, domanda la voce tonante dell'uomo in bianco e blu, e qualcuno nella piazza si confonde, ed è pronto a cambiare avviso e tornare alla precedente obbedienza; ma la guida della piazza è salda, e i capi mantengono la barra dritta. La folla non si placa, l'assembramento non si scioglie, le erezioni restano sulla bocca di tutti: libere erezioni, si grida, libere erezioni, lasciate che siamo noi gli artefici del nostro destino. Il dittatore si volta, ha un rapido consulto, di gesti e di non detti, col suo più fido collaboratore: l'esercito non si muoverà, gli dice il collaboratore, anche gli uomini in verde desiderano le erezioni. E poi, sospira il dittatore, questi ribelli qui sotto sono i miei figli, se si ritengono cresciuti diamo pure loro quel che vogliono: che abbiano le loro erezioni, se pensano di saperle gestire.
Due mesi dopo, in un tripudio di sole, di danze e di popolo, gli osservatori internazionali assistono alle prime erezioni libere e sistematiche nella travagliata storia del paese: è un trionfo, e tutto pare andare per il meglio. Ma i saggi e i disincantati sanno che le erezioni sono la parte facile, e il difficile è tutto ciò che viene dopo. Tuttavia, anche i più cinici sono tentati di unirsi alla folla e partecipare alle danze.

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