30 aprile 2008

Vita di un piccione morto

Oggi ho visto un piccione morto. Era presso il gradino dell'ingresso di una casa, al bordo di una strada; e sollevava verso il gradino un'ala, come ad afferrarlo, come volesse issarsi su di esso con una mano che non possedeva.
Ho superato il corpo, poi sono tornato indietro per rivederlo. Mi sono piazzato ad una certa distanza e l'ho osservato per qualche secondo. Un solo occhio era visibile, perché il volatile giaceva su un fianco, ed era chiuso. Nonostante l'ala alzata, il piccione mostrava nella morte una calma imperturbabile che faceva pensare ad una sorta di composta maestà.
I piccioni sono animali strani e sembrano molto più intelligenti da morti.
Poi me ne sono andato; mentre mi allontanavo, ho sentito che si avvicinava una macchina, e mi sono girato a controllare istintivamente che le ruote non passassero sopra il piccolo cadavere. Ho visto con sollievo che l'hanno evitato; e mi sono sorpreso a desiderare la salvezza per un piccione morto. Non il ritorno in vita o altre assurdità del genere; non mi sono commosso per la sua sorte e non l'ho ritenuta ingiusta. Ho solo desiderato che le auto non lo schiacciassero e non lo disfacesse il tempo, e che il corpicino con l'aluccia alzata rimanesse lì, a manifestare l'ultimo impulso di vita o l'ultimo comando del cervello, o forse il sogno dell'uccello di essere di nuovo in volo e di aver sfuggito la morte.

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