14 febbraio 2008

Lettera ad una donna dall'altra parte del mare

Montevideo, 14 febbraio.

Mia adorata,
non è per te, è per i gatti. Io sono cresciuto con un grosso cane setoso, che, non in odio alla lingua inglese ma per semplice ignoranza campagnola, chiamavano Black; anche se in realtà era giallo. Posso dire dunque di conoscere i cani, di essermi fatto conoscere ed apprezzare da loro, di avere con essi, in estrema analisi, un rapporto maturo e corretto.
Coi gatti, amore mio, sarebbe stato lo stesso, se solo fosse stato per me. Loro, i bastardi, non me l'hanno permesso; di notte mi alzavo dal nostro letto, lasciavo il tuo calore a malincuore e me li ritrovavo in bagno, che mi guardavano. Io all'inizio sorridevo ed ero contento di quelle attenzioni, che attribuivo tutt'al più alla gelosia; poi però mi ritrovavo in casa da solo e quegli occhi troppo grandi per i loro musi non mi lasciavano un istante. In macchina, fermo al semaforo, mi accorgevo con terrore del felino sul cornicione; non solo i tuoi gatti, anche gli altri mi odiavano e mi spiavano!
D'altronde, odiare è forse dire troppo: mai ho letto un'emozione e un sentimento nel fondo luminoso dei loro fari. L'odio mi avrebbe quantomeno scaldato; il freddo e lontanissimo disprezzo che mi portavano mi uccideva. Di notte, se sentivo del rumore, immancabilmente esso proveniva da un vicolo o da un tetto presidiato da occhi verdi; e considera, amore mio, che i gatti sarebbero per natura agili e silenziosi: se facevano quel frastuono, ciò avveniva dunque al solo, beffardo scopo di ricordarmi che mi seguivano sempre e mi tenevano sotto controllo.
Ho provato a rassicurarmi e a farmi coraggio; ma è servito a poco, perché ovunque andassi sentivo addosso quegli occhi senza emozione, perché sapevo (no, non me l'avevano certo detto, e che congiurati da operetta sarebbero mai stati, altrimenti? ma io sapevo! Io sapevo!) che ogni mia azione era registrata ed annotata.
Quando ho cominciato a credere e a temere di venir non solo spiato, ma anche giudicato secondo norme e parametri a me ignoti e incomprensibili, ho ritenuto che avessi definitivamente raggiunto la misura e ho constatato di non poter più rimanere in quella situazione.
Ora sai tutto; sai perché sono sparito, senza lasciarti una parola né una carezza (e le avresti meritate tutte, non una soltanto). Scappare e mettermi in salvo; non ho pensato ad altro. Sono fuggito col cuore che mi scoppiava in gola, e solo sul piroscafo che mi portava in queste terre lontane e ribaltate, dove ora fa il caldo dell'estate da noi già dimenticata, sono riuscito a tornare calmo.
Ora respiro, mia adorata, solo ora lo faccio da uomo libero.
Perdonami, se puoi.

___

P.S. La libertà non esiste, amore mio, la libertà e la pace sono un doloroso inganno: ci sono gatti anche qui, anche qui hanno occhi troppo grandi e animo nero ed inquisitorio, e io non voglio più scappare. Se vorrai cercarmi un giorno, cercami nel nostro mare, che soltanto è privo di gatti, e che spero avrà la generosità di trascinare da te il mio spirito e le mie ceneri. Addio, mia adorata.

***
(questo testo è stato scritto mentre un gatto mi guardava)

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