16 gennaio 2008

Il dramma si tocca con mano

Il momento più triste nella vita di un uomo segue di pochi secondi un attimo viceversa assai piacevole, ed è quando ti ritrovi con un pene in mano e le dita appiccicose davanti ad un portatile e ti penti di averlo fatto. Pochi secondi prima ti pareva tutto così naturale e dannatamente plausibile: l'insaccato pallido che ora ti muore in mano, perdendo volume a vista d'occhio, era un fiero cilindro color carminio, un mortaio austroungarico pronto a bombardare le trincee nemiche colpendo il nemico negli occhi, un amico per la pelle e una patente d'immortalità.
Ho un'erezione, dunque sono invincibile.
Adesso chiudi tutte le finestre con la punta degli indici, risparmiate esse solo dall'euforica esplosione di gioventù e benessere, mentre dai muri della stanza le stampe della battaglia di Castelfidardo ti osservano con severità. Impiastricciato e risoluto, riprometti a te stesso che non mai ricadrai nel vizio di Onan, che ti cercherai un lavoro serio e magari più avanti fonderai una città in grado di diventare una piazza importante per il commercio delle spezie. L'uomo che esce dal gabinetto, in cui s'era trascinato sbatacchiando qua e là la cintura slacciata e facendo frusciare i calzoni cadenti, ha ora le mani linde e fermi i proponimenti; è di fatto un uomo diverso, che esige per la propria vita solo azioni di cui si possa andar fieri anche dopo averle terminate.
Per fortuna, l'ordinamento giudiziario del maschio statuisce che l'erezione successiva cancelli all'istante e per l'eternità ogni obbligo.

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