11 gennaio 2008

Come smisi di avere sonno

E' di certo doloroso e ingrato trascorrere un'intera vita senza gioia, senza sogni, affogando ogni mattina nella banalità più inutile, nella sola continua urgenza di giungere al mattino dopo; pur sapendo che esso sarà una volta ancora vuoto.
Tuttavia, è ben peggio vedere la propria felicità a distanza di un passo, potendo quasi sfiorarla con le dita tese, e perderla per sempre. La si è vista bene, la si è odorata e assaporata, era lì: poi si allontana e non ritorna più. Chi sarebbe allora in grado di mettersi l'anima in pace, di raccontare a se stesso che in fondo il proprio sogno non significava poi granché? Sarebbe un condannarsi ad un dolore nascosto e perpetuo, come una costola rotta che ti spezza il fiato ogni volta che provi a respirare più forte, non potendo più accontentarti del respiro sommesso di un'esistenza sottotraccia. Se si ha la fortuna di vedere la propria felicità, perché si badi che non capita a tutti, rincorrerla ed afferrarla è un dovere. E quando sembra sfuggire, quello è il momento di correre più forte.
L'orsetto pensò tutto questo, si scosse da quel torpore che non riusciva a scaldarlo davvero ed uscì dalla grotta, fermamente deciso a trovare del miele; fuori, l'inverno sembrava non voler terminare più. Ma non basta un inverno gelido a fermare un orso determinato.

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