18 dicembre 2007

Un banale intreccio amoroso

Ora che stava per sposare l'altro, sentiva più forte la nostalgia e il desiderio del suo coniglio bianco. Sedeva alla finestra e fumava una sigaretta scostando con la mano libera le tendine polverose; ma tornava sempre a rivolgere il viso verso l'interno della stanza, verso il letto ampio ed antico, fatto di severo legno scuro e coperto di panno verde. Le pareva inconcepibile che avrebbe dormito in quel letto anche dopo il matrimonio, che quel materasso spesso avrebbe sopportato gli amplessi freddi e necessari di una coppia di sposi che non si amavano. Lei non amava il suo promesso sposo. Lui forse amava lei, ma che importanza poteva avere? Lei ora non l'amava, dunque essi non si amavano. Ben presto egli avrebbe rinunciato a quel poco di passionale che ancora viveva nei suoi slanci; lei, viceversa, avrebbe conosciuto ed apprezzato la bontà e l'integrità di lui e il rapporto si sarebbe riequilibrato. Il loro sarebbe stato un matrimonio felice, lei lo sapeva e giudicava bene.
Tuttavia, non avrebbero dovuto dormire in quel letto. Quel letto andava fatto a pezzi, bruciato, gettato in mare, disperso; la nudità salda e legittima del futuro marito non avrebbe mai potuto cancellare in quel letto il ricordo del calore dell'altro, della sua pelliccia liscia, del suo bianco leggero incuneato nel rosa fremente di lei. Quelle notti fugaci, in cui lei aveva amato il suo piccolo cuore di coniglio bianco, aveva stretto il suo corpo, aveva implorato il suo seme come l'unica cosa calda e viva che potesse sciogliere il gelo annoiato e assopito di lei, avrebbero deriso in eterno la piatta quotidianità di un matrimonio borghese, cui invece il coniglio si era sottratto scegliendo di andar via. Proprio su quel letto le aveva chiesto di seguirlo: lei non aveva risposto e il coniglio bianco se n'era andato. La donna allora distolse lo sguardo, si sentì avvampare e si vestì.
Il suo coniglio bianco era ancora al porto, quando lei giunse correndo. Vide sul ponte della nave, attraverso la balaustra, le sue lunghe orecchie bianche (bianche come era bianco ovunque il suo corpo, bianche come i batuffoli di pelo che lei trovava sul suo corpo, bianche come il bisogno abbagliante di lui che adesso le rompeva il respiro) e si fermò.
Oltre le transenne c'era una breve scala e poi c'era lui, il coniglio bianco che partiva per una terra lontana. Da questa parte, sulla terraferma, c'era invece il promesso sposo, c'era la famiglia di lei, c'era quel letto e c'erano tutti i ricordi di una vita, compreso quello delle notti con il coniglio bianco. Quel ricordo straordinario sarebbe svanito se lei avesse salito le scale della nave, perché si sarebbe fatto normalità e abitudine. La donna in cuor suo aveva già deciso; un'ora più tardi, in perfetto orario, l'enorme scafo lasciò il porto, con a bordo un piccolo cuore innamorato e deciso, nascosto nel petto di un coniglio bianco.

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