11 dicembre 2007

L'uomo che tiene le forbici

C'è un impiegato sperduto in un piccolo ufficio nascosto in un edificio gigantesco ed anonimo. Oggi porta un impermeabile grigio; a ben vedere, porta sempre un impermeabile grigio. Nessun altro possiede abiti di quel punto di grigio; ma nessuno gli domanda dove l'abbia comprato, quel curioso capo di vestiario, e dunque la sua unicità è tutelata. E' pur vero che nessuno gli fa mai domande, perché nel suo ufficio è solo, perché cammina spedito e un po' gobbo come un volatile da cortile, perché ha i capelli grigi (però di un grigio diverso) ed uno sguardo insieme stanco e stupito. Entra in ufficio allo scoccare esatto della mezzanotte, sistema il suo thermos sulla scrivania e legge un libro. All'inizio il libro durava pochi giorni, al massimo una settimana, poi le parole e la copertina cambiavano e l'uomo apriva sulla sua scrivania (con gentilezza e cautela, non volendo spezzare la costina che è la spina dorsale del libro) un volume diverso. Adesso invece le parole non cambiano più: da anni ormai l'impiegato si siede al suo posto, apre il libro e legge le poche frasi che ormai conosce a memoria. Poi chiude il volume, consunto dagli anni, benché ancora rigido e integro nella costina, e aspetta.
Di lavoro quest'uomo interrompe i sogni: quando diventano troppo corporei, specie se sono belli, e il sognatore non ha più voglia di risvegliarsi e si aggrappa a quella realtà sognata come all'unica che desidera vivere, allora l'uomo prende i suoi attrezzi speciali (anche loro attaccati e smussati dagli anni, come il libro e l'uomo stesso, ma come questi sempre efficienti) e li termina. Allora il sognatore si ritrova sveglio suo malgrado e dà la colpa della brusca e inaspettata caduta agli operai di fuori, ai bambini che vanno a scuola, al furgoncino che fa manovra proprio sotto le sue finestre: ma in fondo il sognatore interrotto sa che le sue querule lamentele non colgono il bersaglio. Ed è anche per questo, per l'incapacità di capire cosa sia successo, che sente in bocca un sapore amaro.
Però l'unico che sa tutto è l'uomo vestito di grigio, solo nel minuscolo ufficio disperso nell'edificio enorme e senza nome. A volte, ai sognatori più sgomenti e dispiaciuti, lascia in dono un pallido ricordo del sogno che ha dovuto terminare: quel ricordo accompagna la loro giornata, si dissolve pian piano nel caffè e negli impegni quotidiani, addolcendoli un poco.
A mattina inoltrata, l'uomo prende il libro e il thermos e torna a casa. Sul treno che lo riporta a casa legge le parole che ben conosce: Vi parlano molto della vostra educazione, ma forse un bel ricordo, un ricordo sacro, custodito dall'infanzia è la migliore educazione possibile. Se un uomo può raccogliere tanti di questi ricordi, allora sarà salvo per tutta la vita. E se anche un solo buon ricordo rimarrà con noi nel nostro cuore, anche quello potrà servirci un giorno per la salvezza. Poi scivola sullo schienale, si addormenta rapidamente e forse sogna.

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