25 ottobre 2007

L'informazione italiana ha le mani sul volante

Lo so, non bisognerebbe sparare su Repubblica, specie nella sua versione puntoit: è facile come centrifugare un gattino o far piangere un ospite di Maria de Filippi. Però recentemente ho frequentato un master in mancanza di scrupoli e adesso sono perfettamente in grado di fustigare senza rimorsi anche gli amici giornalisti (LOL) de la Repubblica.
Il problema è questa cosa qui. Ed è un problema grosso: con tutta la buona volontà, di questo articolo non si salva né il contenuto, né l'approccio, né lo stile, né nulla di nulla. E' un pezzo semplicemente imbarazzante (oltretutto, perché Padre Pio è finito sotto Repubblica Motori?). Tuttavia, esso ha comunque un pregio non da poco, ad essere giusti: è commovente. E' commovente lo stile da bambino di terza elementare che compone i suoi primi pensierini, zeppo di informazioni inutili e stridenti con tutti i dettami del giornalismo, roba come
...dopo alcuni mesi, riuscii a incontrare il Padre Priore (che ricordo minuto e di bassa statura)...
E a me che cazzo me ne frega? E' forse un albo statistico sulla corporatura dei frati foggiani? Oppure
L'automobile all'epoca era targata FG 127061. Trasferendo il veicolo a Bari (luogo in cui avevo e ho residenza), la targa fu cambiata in BA 409940".
Dopo queste informazioni la mia vita non sarà più la stessa.
Poi, è commovente il genuino stupore del giornalista, che ha probabilmente dodici anni ed è finora vissuto coi lupi in una grotta sui Monti Sibillini, insieme ai suoi fratelli Mowgli, Romolo, Dotto e Ivan Drago.
"Ci è stato spesso chiesto di vendere automobili di ogni tipo - ha continuato Routledgee - appartenute ad ogni personaggio, dai capi di stato alle rock star, ma mai di un Santo".
Già, quel micragnoso di Don Bosco ha preferito rottamarla.
Più di tutto, però, commuove e colpisce la vicenda raccontata nel pezzo: la riassumo, perché ne vale la pena. Dunque: c'è Padre Pio che riceve in regalo un'auto di lusso in seguito ad una storia particolare, dice l'articolo, tanto particolare e interessante che non ce la raccontano. Che se ne fa? La vende e dà il ricavato in beneficienza per la causa dei Padri Priori rachitici? La utilizza per battere il record dell'ora di Moser? No: con un'efficace metafora sullo sviluppo industriale del Meridione d'Italia, la lascia ad ammuffire. Dopo qualche tempo arriva un tizio perfettamente sconosciuto e il frate decide di regalargliela, perché "è nu bravo guaglione". Vi pare una giustificazione ridicola o insufficiente? Dimenticate che Padre Pio è un santo e può vedere il bene nel cuore delle persone.
Difatti il bravo guaglione, la Mercedes donatagli, l'ha appena messa all'asta e punta a guadagnarci qualche centinaio di migliaia di euro.
Quando si dice il sesto senso.

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