22 ottobre 2007

La pagina della cultura

Oggi La Repubblica scrive, nelle sue imprescindibili pagine culturali, di Hermann Hesse. Questo mi ha ricordato che a suo tempo ebbi modo di entrare in possesso di un brano di Hesse, purtroppo espunto per motivi ignoti dal Siddharta. Quindi intervengo nel dibattito, pubblicando il prezioso inedito*.

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Vagava il principe Siddharta per il bosco, sempre addentro ai suoi pensieri, quando precipitò fino al ginocchio in una merda di yak. "Per il probo Ganesh", disse l'ottimo principe, "è mai possibile che in questo luoco non si possa rivolger la mente al trascendentale senza pestare una merda, come questa poderosa lasciata dal buon ruminante -che Shiva l'abbia in gloria?". Questo disse il magnanimo Siddharta, dal morbido crine e dal culo violaceo; e se ne andò nelle stalle a riempire di ben meritate nerbate quel vagabondo del giardiniere.
Tanto crepitò lo scudiscio sulle molli spalle del fannullone, che da allora non più ebbe Siddharta a pestare una merda. "Con la gentilezza si ottiene tutto", mormorava tra sé il principe titillandosi il membro dinanzi allo specchio d'ametista. E con lo sguardo volto al di fuori delle bifore osservava i passerotti, e rimirava le quaglie, e sorrideva ai tordi: "Per le innevate cime dell'Hindukush**!", queste parole usciron dal cuore purpureo delle sue labbra, "anzi n'ce starìa be' sula pulenta, sti uccelli del cazzo (morisse loro e chi l'ha creadi)!". Così parlò Siddharta, gioia dell'India, saggezza del creato.

*Questo pezzo è stato scritto da me nel 2004. Non ho granché tempo per creare ex novo, ora come ora; ma voi aspettate con fiducia e, se incontra il vostro gusto, godetevi intanto questo aperitivo.
**Anacronismo.

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