06 ottobre 2007

Fieberlicht sul discorso

Il ben noto Fieberlicht insegnò, in una conferenza tenuta a Basilea, che la geografia e più specificatamente l’esposizione solare segnano e quasi determinano il pensiero e il modo di comunicare dei popoli. Secondo Fieberlicht, come sa qualsiasi ragazzino che abbia minimamente assimilato le prime nozioni di fisica, ad un aumento del calore corrisponde di necessità un aumentato movimento delle particelle. I pensieri che germogliano o marciscono nelle teste degli esseri umani, pur non avendo forma esteriore di particelle e non potendo essere isolati in laboratorio, egualmente non fanno eccezione a questa basilare regola. Chi nota la maggiore parlantina ed eloquenza delle popolazioni mediterranee scopre l’acqua calda; ma quello che non si sa è che tutto ciò è fisiologico, naturale, irrinunciabile e perfino sano dal punto di vista propriamente medico… Nel capo di un italiano i pensieri viaggiano ad una tale velocità, a causa proprio del calore del nostro astro, che egli deve giocoforza esporli in continuazione, a chiunque, ovunque, se non vuole che questi si perdano, si nascondano, vadano a finire in qualche impenetrabile recesso della mente umana. E tutti sappiamo che rovello insopportabile che è quello della perdita di un pensiero! Quante menti elevate sono state condotte alla pazzia da un dubbio o da una sensazioni iniziati a questa innocua maniera? Tante, troppe… Ma torniamo all’esposizione della materia. Un danese –ben conosco questa fiera stirpe scandinava, per aver fatto parte colà dell’Accademia Reale- può avere e sicuramente ha un numero di pensieri paragonabile a quello dell’italiano: ma i suoi pensieri sono contenuti in un luogo così poco minacciato dai caldi raggi solari, che essi risultano pressoché immobili. Il danese si sveglia la mattina ed ha un pensiero: si rade, fa colazione, si reca al lavoro e ne torna. La sera, sorbendo una zuppa, ritrova il suo pensiero più o meno dove l’aveva lasciato e lo espone alla moglie. Ella annuisce gravemente. Io stesso, cari signori, ho concepito questa conferenza una settimana fa circa in una birreria dalle pareti di faggio, non lontano da Dresda [brusii tra la folla. Isolati sghignazzi]. Credete forse che abbia dovuto chiedere carta e penna alla buona e stolida birraia per fissare il mio fluire di idee? No! La conferenza è qui da allora [si tocca il capo], e oggi mi limito a pescare le parole da pensieri già composti. Quanto al volume e alla modulazione con cui i popoli parlano, cari signori, essi discendono pure dalla velocità dei pensieri: il mediterraneo, che espelle cento parole al minuto ed anche assai di più, non può emettere una nenia monocorde e di basso volume, che annegherebbe i lemmi in un magma indistinto come cipolle nel brodo... Egli deve, e sottolineo deve, urlare e piangere e cambiare tono a bella posta per mantenere e richiamare l’attenzione sul discorso. Il melodramma italiano, che pare a noi uomini del Nord una così evidente distorsione della realtà, ne è in realtà lo specchio fedele... [a questo punto un tale chiede al pensatore come egli spieghi il comportamento sovente mediterraneo di alcune stirpi slave che pure vivono al Nord, in terre di poco e freddo sole. Fieberlicht riflette a lungo in silenzio, prima di ribattere. Poi dice che ha trovato la risposta, ma che –essendo un settentrionale- non ritiene necessario proferirla ora. Tale atteggiamento provoca gravi disordini nella sala della conferenza. La Basler Zeitung del giorno seguente scriverà di entusiasmi giovanili per un provocatore sofista... sconfortanti manifestazioni dello spirito del tempo... esagitati sguinzagliati per i luoghi dove dovrebbe esercitarsi la cultura, non la perversione... Solo l'intervento massiccio della forza pubblica ha potuto ristabilire l'ordine consueto nelle nostre lande. Prima ancora che queste parole vadano in stampa, i gendarmi hanno accompagnato Fieberlicht al confine della Confederazione.]

(ringrazio la signora pugliese, seduta a parecchi sedili di distanza da me, che qualche mattina fa, in treno, mi ha ricordato queste riflessioni urlando al suo cellulare.)

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