02 luglio 2007

Ce n'est qu'un début

Oggi fa un anno che scrivo stupidaggini su sfondo celeste. Non so proprio come celebrare questa fausta ricorrenza, a dire il vero: mi sarebbe piaciuto fare un bel giro in bici fino ad un chiosco di kebab in mezzo all’estate tedesca, gradevolmente bionda e scollata, oppure andare a nuotare dove sbocca in mare il fiume, poi uscire e ancora gocciolante papparmi in tutta calma un burek o una zuppa di pesce. Però sono su un treno per Roma, porto pantaloni lunghi per ragioni di opportunità lavorativa, ho caldo e vorrei un gelato al pistacchio o al cioccolato fondente. Dunque scrivo, perché in fondo è per questo che lo si fa, o no? Per allontanarsi un attimo. Non dico evadere, perché nessuno di noi è segregato nelle carceri turche, però ogni tanto ci sta di sbuffare ed aver voglia di leggere una scemata.
E qui entro in gioco io, che vi prendo per la manina e vi porto nella dimensione blé, in mezzo a sterminate piantagioni di pasta fredda ai capperi, cani paralleli che non si incontrano mai e che si guardano perplessi, non sapendo se la geometria permetta loro almeno di latrarsi contro a vicenda, sedie a dondolo poste al centro di un’autostrada, evitate con cura perfino dai mezzi pesanti, e visioni ingannatrici di donne dai contorni incerti, di brina e desiderio, che al momento di possederle scoppiano come bolle di sapone, al suono incongruo di una sveglia. In tutto questo, nel mondo reale, per l’esattezza dalle parti di Genga-San Vittore Terme*, mi sta accadendo una vicenda che definirei curiosa, non volendo inflazionare aggettivi che sarebbero più calzanti (quali vergognosa, frustrante, irritante ed altri che non si possono scrivere a quest’ora, un po’ come lo scoiattolo che scoreggia nella foresta). Ragion per cui mi affretto anch’io a rientrare nel mondo improbabile, inesistente e civile, dove i treni sono rosa ed hanno un musetto adorabile, i controllori portano un cappello scuro con la visiera rigida appoggiato sulla testona pelosa e i legislatori –essendo immaginari- riescono ad essere consequenziali ed efficaci e a non insultare l’intelligenza degli utenti.
Ma la smetto qui. Spero soltanto che vi siate goduti questo primo anno di gattusometro e che vogliate commentare e dare suggerimenti atti a far crescere e germogliare questa piantina di lettere e parole, cosicché ne sortiscano risate, idee e, se non è chiedere troppo, qualche riflessione; poi io ignorerò il tutto con comodo e continuerò ad agire in base al mio più infantile capriccio, si capisce, però voi almeno ci avrete provato. Vi saluto con riluttanza e vi prometto altre e sempre nuove stronzate, ché di quelle –grazie a Dio- non c’è carenza in chi scrive.

*Arduo da credere, ma anche tale luogo è a pieno titolo mondo reale.

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