26 luglio 2007

Avventure tecnologiche nella campagna marchigiana

Il signor Ferretti, di Morro d’Alba (AN), è un uomo molto socievole, di mente giovane e flessibile, nonché un estimatore della moderna tecnologia e dei suoi grandi vantaggi. Non stupisce che abbia compreso in poco tempo l’importanza di Internet e che lo utilizzi spesso e volentieri sia per lavoro –il signor Ferretti è solito servirsi di ebay per comprare erpici e autoradio per mietitrebbia- sia per piacere: proprio di recente ha fatto la conoscenza di un lituano nella chat di un sito dedicato all’allevamento dei conigli. Il signor Ferretti trova il baltico molto simpatico; questi, d’altra parte, ricambia in toto i sentimenti favorevoli del morrese. Così, il signor Ferretti un giorno chiede alla signora Ferretti, nata Corinaldesi, se può invitare il suo nuovo amico dei mari freddi a trascorrere un paio di settimane nelle Marche. La signora Ferretti, nata Corinaldesi, dice che non ci sono problemi: la casa è grande, c’è spazio per parcheggiare, non c’è neanche bisogno di far spesa, dacché ci sono gli animali e c’è l’orto. Al limite si pregheranno i parenti di Belvedere di portare qualcosa anche loro. Così il signor Ferretti va al suo computerino bianco, avvia un programma di comunicazione istantanea e comunica al suo amico lituano il suo proposito di ospitarlo per qualche tempo nei gradevoli dintorni di Morro d’Alba (AN), dove sorge l’ampia dimora dei Ferretti. Il lituano ringrazia e domanda se può venire anche la sua famiglia; il signor Ferretti sorride, si scusa per non esser stato chiaro, dice che ovviamente l’invito è rivolto a tutti i congiunti del baltico; questi apprezza, poi però aggiunge con rammarico di dover rifiutare la proposta, non potendo lasciare da soli gli anziani genitori della moglie; il signor Ferretti risponde che, se sono in grado di viaggiare, possono venire anche loro, ché saranno trattati col rispetto dovuto ai capelli bianchi; il lituano ringrazia di nuovo, poi, scusandosi per l’impudenza, chiede se gli è permesso allargare l’invito ad un paio di amici. Il signor Ferretti digita la faccina ☺; c’è posto per tutti quelli che vogliono venire, dice il signor Ferretti. Il lituano prende atto con piacere dell’altrui gentilezza e comincia i preparativi per il lungo viaggio verso la terra dove fioriscono i limoni (qualora vi vengano piantati; il che, siamo giusti, non accade di frequente).
Passano quattro giorni, e si presenta al passo imbrecciato di casa Ferretti una colonna di automezzi che sembra non avere fine; tutti hanno targa lituana. Da molti finestrini fuoriescono le teste bionde dei bambini. Il signor Ferretti è sul balcone di casa, intento a mangiare del cocomero; visto quel serpentone interminabile, scende ad accogliere i suoi ospiti. Dalla prima automobile scende il suo amico lituano con la sua famiglia; la moglie ha le trecce e una bambina al collo, i due figli maschi portano un gilè blu e i sandali di gomma. Il signor Ferretti, vagamente inquieto, domanda quante persone abbiano accolto il suo invito. Il lituano dice che, stando all’ultimo censimento, sono tre milioni quattrocentotrentaseimila cinquecentosessantuno persone; il signor Ferretti si dispiace, perché ha posto solo per otto: tre milioni quattrocentotrentaseimila cinquecentocinquantatré dovranno dormire sui prati. Poi, più che altro per curiosità, domanda come mai sono arrivati in tanti. Il lituano dice che la moglie, mentre piegava le lenzuola in terrazzo, ha parlato coi vicini, magnificando l’ospitalità marchigiana; i vicini hanno conversato coi loro vicini; i vicini dei vicini hanno chiamato i parenti di Klaipeda (“Memel?”, chiede il signor Ferretti, che è un convinto tedescofilo. “Sì, Memel”, risponde il baltico); i parenti di Klaipeda avevano dei creditori a Kaunas e, in attesa di avere i soldi per pagarli, è giusto tenerli buoni; a Kaunas l’estate c’è poco da fare, e i creditori non hanno avuto il cuore di lasciare i loro concittadini ad annoiarsi; e poi, come si dice?, la Lituania è piccola e la gente mormora in lituano, com’è come non è si sono aggregati tutti. Sono partiti alle sette e mezzo dalla piazza di Vilnius, sotto il fiero cipiglio bronzeo dell’eroe nazionale lituano, rimasto a vigilare sui viali abbandonati. Strada facendo hanno anche raccolto vari cestisti che si trovavano all’estero per lavoro e che stavano tornando a casa per le vacanze. Non potevano certo lasciarli da soli in Lituania; è tutto chiuso e deserto, e chi ha voglia di andare a far spesa in Russia? Però in compenso ognuno ha portato dei regali: chi un salame tipico, chi una grappa di lichene, chi una statua smaltata della Vergine del Baltico. Il signor Ferretti chiede quante macchine sono, ché non è sicuro di avere spazio per il parcheggio. Il lituano dice che si sono organizzati bene e hanno preso solo ottocentomila macchine. Il signor Ferretti dice che allora no. Il lituano si gira verso la fila, urla e sbraccia un po’: presto la voce si spande, le automobili cominciano ad inerpicarsi sui fianchi delle colline, scegliendo quelle spoglie per il grano battuto. I lituani sono gente corretta, checché ne dicano in Lettonia. Intanto il signor Ferretti organizza gruppi di diecimila lituani cui far visitare le bellezze della Provincia di Ancona; però i lituani hanno un po’ fame, l’ultima volta che hanno mangiato erano in Bielorussia, alcuni si toccano lo stomaco nel linguaggio universale di chi ha bisogno di cibo. Il signor Ferretti ne parla con la signora Ferretti, nata Corinaldesi, che sta tornando proprio ora da Morro d’Alba (AN): è andata a fare spesa, ha comprato la maionese e due etti di formaggio fresco. Il signor Ferretti le si avvicina e le chiede se in casa hanno un milione e mezzo di uova, perché gli sembrava carino offrire a tutti un piatto di tagliatelle. La signora Ferretti, nata Corinaldesi, ci pensa su e poi va a controllare le galline, ma oggi ne hanno fatte solo sette. La signora Ferretti, nata Corinaldesi, allora va di aia in aia, spiegando la situazione alle massaie, finché non le raduna tutte e le trascina in paese. Al centro della piazza, costruiscono una tavola di trenta metri per cinquanta, sulla quale vengono stese centinaia di uova per volta, a produrre chilometri di sfoglia. Immediatamente allertati dalla famiglia Ferretti, tutti i comuni della Provincia inviano convogli di generi alimentari di prima necessità, quali gnocchi con la papera, cappelletti in brodo, crespelle e pappardelle, ciauscolo, soppressati, ciarimboli, spuntature e costarelle. I lituani, accampati in cerchi concentrici intorno alle mura di Morro come i turchi all’assedio di Vienna, attendono pazientemente il proprio turno per mangiare. Però il signor Ferretti, che è un ospite coi fiocchi, pensa che quei poverini non possono certo murare a secco; bisogna trovare alla svelta qualche milione di litri di liquidi. Il signor Ferretti, che è rispettoso dell’autorità, fa presente il problema al sindaco di Morro d’Alba (AN). Questi si mette immediatamente in contatto con i vertici della protezione civile, i quali propongono di innaffiare i lituani con un Canadair. Il sindaco, degno rappresentante di una cittadinanza acuta ed attenta quale quella di Morro d’Alba (AN), espone il dubbio che l’immane massa d’acqua possa spezzare dei colli, oltre ad abbeverare delle bocche. A questo punto i vertici della protezione civile fingono di essere delle voci registrate e troncano la comunicazione. Eppure i lituani devono pur bere: il sindaco lo sa, e non si tira indietro neanche di fronte alla necessità di proporre soluzioni impopolari.
Adesso è notte. Al prezzo dell’intera annata 2005 di Lacrima di Morro d’Alba, i lituani sono stati sedati e ora dormono il sonno dei baltici, il tipico sonno di permafrost, popolato di sogni nevosi e cristallini. Il signor Ferretti pensa che domani vuole portarli al mare, da Porto Recanati (MC) a Marotta (PU).

Questo raccontino appoggia incondizionatamente il Lacrima di Morro d'Alba. Bevete Lacrima di Morro d'Alba.

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