08 marzo 2007

Tu festeggerai con dolore

Che differenza corre tra la vita di qualche miliardo di esseri umani di sesso femminile, la celebrazione di una lingua neolatina caratterizzata solo dalla rozza peculiarità della pronuncia nasale e del cacofonico accento sull'ultima sillaba e, infine, i cani di pubblica utilità? In effetti nessuna: tutti e tre meritano che venga loro consacrato un giorno del calendario. Quale omaggio bello e sentito. Cani, francesi e donne latrano anzi riconoscenti.
Ma concentriamoci sull'8 marzo. Per un giorno su 365, o 366 nel caso di anni bisestili, viene riconosciuta la parità tra i sessi e anzi applaudita la nobiltà del genere femminile: i maschi sono gentili e disponibili, le pentole si sgrassano da sole e i muri arretrano quando parcheggia una donna.
Che bello! Perché non c'è nulla che innalzi la dignità femminile come una pizza fuori con le amiche, alla faccia di quei maschi egoisti e sporchi, che stasera per una volta mangeranno quello che sono in grado di preparare (in realtà, i compagni, fratelli e padri telefonano alla stessa pizzeria e ordinano una diavola. Ma, come gesto di sensibilità e di rispetto, evitano di sporcare le posate: frullano la pizza e sciacquano poi il contenitore con sputi e preghiere. Ecco perché domani la vostra spremutina di agrumi saprà di nduja). Poi le mimose! Belle mimose gialle e profumate, così gradevoli e gioiose! Va bene, perdono forse un po' di pallettine gialle che si spiaccicano sul pavimento e poi pulire è un casino e lui ne pesta a decine mentre gira per la casa con le mani in tasca fiero di aver contribuito a farvi la festa e poi puzzano di piscio di cane delle praterie dopo dieci ore e la casa è invivibile e i cassonetti ne rigettano a chili e chili, a mazzi, a ceppi, a cespugli interi: ma sono così belle le mimose. Un mazzo di mimose all'anno vale indubitalmente la schiavitù del patriarcato. Sapete cosa? E' una vergogna che nessuno regali mimose alle ragazze infibulate in Africa. Ma aspettate che apra Interflora Sudan, ne riparliamo dopo.
Né è per nulla liquidatorio, offensivo e sessista che esista un giorno in cui se celebra la festa delle donne. E 364 nei quali la festa è alle, raramente con le. No, no. Non è come i calciatori che entrano in campo la domenica stringendo le manine dei bambini orfani poliomielitici e negri, con lo striscione per non dimenticare *inserisci testo retorico*; poi dopo cinque minuti tutti a simulare nell'area di rigore, mentre i bambini puliscono gli scarpini negli spogliatoi. E' una cosa tutta diversa: le donne, le scarpe le puliscono molto meglio. Oggi però è l'8 marzo e le rispettiamo tanto e le portiamo a fare un giro con il guinzaglio lungo. Ma non le eleggiamo in parlamento perché è faticoso stare a Roma -e poi a quel povero marito chi prepara i tortellini?, le licenziamo se rimangono incinte perché la famiglia non è conciliabile con il lavoro, le perseguitiamo se ci lasciano perché chi abbandona la via vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova.
E se invece uno i fiori ve li comprasse domani? Dureranno anche di più. E non prendo quelli che puzzano di piscio.

Buon 9 marzo a tutte.

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