05 febbraio 2007

Osservatorio demagogia

Venerdì sera, a quanto appare dalle prime indagini, alcuni delinquenti hanno causato la morte di un poliziotto durante scontri collegati con la partita di campionato Catania-Palermo (diciamo che, perlomeno, queste persone avevano preso tale evento come pretesto). Ovviamente il fatto è subito stato accantonato, per divenire archetipo: nessuno ha anche solo lontanamente pensato che esistono leggi che puniscono l'omicidio, gli atti vandalici, l'oltraggio a pubblico ufficiale, ecc... e che basterebbe appena che fosse normale ed automatico che tali leggi venissero applicate (che tutte le leggi venissero applicate per tutti, forse è meglio esprimersi così). Troppo noiosa, in Italia, l'idea della giustizia col suo pesante corollario della certezza della pena: bisogna escogitare qualcosa d'altro. Come sempre le risposte dell'opinione pubblica e degli intellettuali italiani sono state grossomodo tre.
La prima è la sociologia d'accatto. Già la sociologia in sé è una pseudoscienza, o un modo per rubare denaro ai propri genitori fingendo di frequentare un'università seria; se poi la affidiamo al primo che passa in redazione, come accade in questi casi in Italia -si veda a questo proposito la mappatura della politica nelle curve (i colori politici) sul sito del Corriere, mappatura che ha dati falsi, anacronistici e spesso anche falsi ed anacronistici- è immaginabile quali risultati possiamo ottenere. Ancora peggio è quando poi queste analisi prendono la forma di generalizzazioni sul malessere sociale o sul fenomeno ultras. Come se un delitto del genere non richiedesse prima la punizione, poi, eventualmente, una qualche riflessione, e come se tutti coloro che in Italia rientrano nella ben vaga definizione di ultras fossero corresponsabili della barbarie di larghe fette di una città. Ma tant'è.
Il secondo atteggiamento è l'invocare leggi speciali, quando pare evidente a tutti che un paese normale ha bisogno solo di leggi normali, e le misure d'emergenza sono riservate a chi ha ormai perso la speranza di tornare a riva coi metodi consueti. Questa seconda via si perde in vari rivoli, tra i quali spicca la richiesta di efficacissime leggi speciali già stabilite da tempo e per nulla efficaci, come fa ad esempio, Severgnini sul Corriere, quando propone, tra le altre cose: ...2.Abolire treni speciali...: peccato sia già stato fatto nel 1999, quando i salernitani diedero fuoco ad un loro treno, uccidendo tre giovani tifosi. Non è servito a nulla e non ha mai avuto senso. Si nota poi di frequente un elogio smodato dell'Inghilterra, come questo, tratto purtroppo da Gianni Mura il Grande, il quale scrive oggi su Repubblica: Basta cori contro. In Inghilterra [...] non ne fanno. Che bello! Sarà vero? Riporto dalla voce di Wikipedia sul Nottingham Forest, prima squadra che mi è venuta in mente: Liverpool FC fans still sing a chant starting with "We hate Nottingham Forest!" as testimony to the long running bad blood between the two clubs.
Il terzo e più grave tra i comportamenti istintivi è lo stupido pietismo per il carabiniere, per dirla con Gaber. Qui gli esempi si sprecano. Spiace tantissimo dover citare Michele Serra: ...la sedicente "cultura ultrà": onore, gloria, vittoria. cascami di un linguaggio di guerra che ormai fa ridere anche nelle caserme, dove i tuoi coetanei [dell'ultrà] la pelle la rischiano davvero. Altri esempi si sprecano, basta dare un'occhiata al già citato Severgnini. L'assunzione di tali atteggiamenti da parte delle persone intelligenti è grave, perché porta gli stupidi a scrivere e pensare cose così, come questa che ho trovato nel blog di Maurizio Crosetti, nel sito di Repubblica:
Vedo che si scrive molto, ma sarò sintetico. Intanto non bisogna cedere ai violenti. Fermiamo per 1-2 settimane ma ripartiamo con nuove regole, soprattutto capaci di diffondere una nuova cultura.
Le squadre dovranno provvedere in proprio alla sicurezza interna degli stadi. Se non sono in grado vanno fermate. Gli stadi non dovranno sembrare dei lager, via filo spinato e vetrate protettive.
Inoltre non nascondiamoci la verità la violenza di ieri a Catania ha la stessa matrice socio culturale di Genova G8. Se ai violenti che assalgono le forze dell’ordine dedichiamo stanze alla Camera dei deputati non credo che facciamo un buon servizio al Paese.
Vedo che anche su un Blog di Repubblica c’è chi la vede come me a proposito di Giuliani, buon segno che mi fa sperare che la sinistra sia in grado di autocritica e capace di isolare i suoi estremisti.
Ecco. Un imbecille del genere si sente autorizzato ad avvicinare l'agente morto in servizio ai torturatori e sadici del G8, anzi: a coprire con il sacrificio del primo le nefandezze dei secondi. Ma va tutto bene, perché questa è l'ora dello sdegno e perché l'Italia ha finalmente bisogno di una scossa morale, anche a costo di usare a questo scopo la vita di una persona.

E poi stasera fanno una fiction su Marco Pantani. Il ciclista che è morto giovane e va lasciato riposare in pace, certo: ma non si può dimenticare che quando è morto aveva trenta grammi di cocaina nella sua stanza; che ha vinto il suo Giro e il suo Tour presumibilmente grazie al doping; che insomma, forse, non è del tutto adatto a incarnare la necessità di un vivere etico e di uno sport pulito. Ma può essere che sia solo io a notare la contradditorietà, in tutto questo.

categorie: ,

visite dal 24 ottobre 2006