18 gennaio 2007

Bei tempi andati

Il 18 gennaio 1871, nella suggestiva cornice del Salone degli Specchi della Reggia di Versailles, Guglielmo I di Prussia veniva proclamato Imperatore di Germania.

Il dipinto è storto ma il sentimento è diritto: grazie Otto, ci hai fatto sognare.

Si ponevano così le basi per la sistemazione e lo sviluppo dell'Europa: un forte stato tedesco egemone e l'umiliazione dei mangiarane. Fino al 1914 il Vecchio Continente avrebbe vissuto pacifico, operoso, relativamente prospero; e tutto sommato avrebbe conosciuto un'era di avanzamento morale e materiale. Tutto questo mentre le varie nazioni mantenevano la propria indipendenza interna: oggi invece i nostri Stati di civilizzazione antichissima, benché non sempre perfettamente riuscita, devono cedere porzioni del proprio territorio e della propria sovranità. E questa cosa si chiama alleanza, con curioso slittamento linguistico. D'altronde, oggi l'atto di chi rinuncia alla propria dignità e accetta e anzi richiede la subordinazione al più forte, grosso ed arrogante si chiama fedeltà.

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All'epoca delle Guerre Persiane, i Greci -d'altronde dotati, è noto, di una spiccata capacità di analisi- realizzarono subito che lo scontro che li coinvolgeva era per certi versi anche una battaglia di civiltà: la libertà forsennata e litigiosa degli Europei si contrapponeva all'ordine efficiente, raffinato e servile degli Asiatici (semplificando assai la cosa). La domanda che ingenuamente sarei portato a pormi è dunque questa: che Europei siamo, se abdichiamo a tanto di quello che era il nostro retaggio? E se non siamo più Europei e non c'è più un Occidente, che diavolo di battaglia stiamo combattendo, ora come ora?

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